Ci capita spesso di visitare una città non conosciuta, mai vista prima, magari una località da tanto tempo sognata sfogliando una rivista di turismo o una pagina web. E capita che, con macchina fotografica o videocamera a tracolla, alziamo gli occhi verso l'alto, cerchiamo di scorgere angoli caratteristici e pittoreschi da inquadrare con l'obiettivo per fermare quell'istante di vita che unisce noi e quel luogo. Credo che difficilmente la stessa cosa capiti quando passeggiamo per le vie della nostra città, in questo caso Palermo (la mia); una città che crediamo di conoscere così bene perché magari ne conosciamo la toponomastica, i sensi unici e i mezzi pubblici che l'attraversano. Sicuramente c'è chi di noi sa riconoscere un'architettura aristocratica del periodo spagnolo anche quando magari si trova a contatto con altre costruzioni fatiscenti e cumuli di immondizia; e chi ricorda le architetture del passato sui luoghi che ora sono occupati dai palazzi signorili ben più recenti. Forse per i più la memoria della città che fu è destinata a perdersi con il trascorrere degli anni. Ma è come se morisse una parte di noi, della nostra memoria storica...
Scriveva Italo Calvino in uno dei suoi libri più sfaccettati e meditati ("Le città invisibili"): «La città è fatta di relazioni tra le misure del suo spazio e gli avvenimenti del suo passato. La città non dice il suo passato, lo contiene come le dita di una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, negli scorrimano delle scale...Talvolta città diverse si succedono sopra lo stesso suolo e sotto lo stesso nome, nascono e muoiono senza essersi conosciute, incomunicabili tra loro». È vero. Riusciamo a immaginarci la Palermo felicissima di cento anni fa, quella dei Florio e dei primi bagni nel mare di Mondello? Possiamo ricostruire il fasto delle carrozze che percorrevano il Cassaro la domenica pomeriggio fra due ali di bambini intenti a giocare "al cerchio"? O, andando ancor più indietro nel tempo, possiamo concretizzare anche per un solo istante nella nostra mente le condizioni di vita della gente comune ai tempi di Federico II e della sua corte imperiale popolata dai maggiori letterati e artisti dell'epoca?
Io ho provato a farlo con "Obiettivo Palermo", l'ultimo mio libro dedicato alla mia città; un viaggio nella memoria, nei meandri della storia e delle antiche cronache, oltre che una descrizione di strade e monumenti, per farla conoscere a chi non è palermitano e per aiutare i miei concittadini a rintracciare anche il senso del nostro percorso quotidiano, dentro i desideri e le angosce che ci portano a vivere nella nostra città, a farne parte, a soffrire e gioire insieme a lei.
Per altro, ho girato un'infinità di città, in tantissimi Paesi, non solo da turista ma da giornalista, ma non ho mai pensato di lasciare Palermo, la mia città natale, a cui sono intimamente legato da un sentimento di sudditanza filiale dal quale non riuscirei mai a staccarmi; dopo aver visitato cento e cento, mille e mille città su tre continenti, la ritengo - e non per spirito di campanile - la città più bella del mondo, anche con i suoi tanti difetti (e con i tanti difetti dei palermitani). Per questo nel tempo ho dedicato alla mia città vari articoli, studi e approfondimenti. Ma dopo tanti volumi pubblicati, "Obiettivo Palermo" vuole essere essenzialmente un atto di amore verso la mia città. Se l'intento del libro fosse stato quello di scrivere l'ennesima guida forse ci avrei rinunziato assai presto, anche perché mi sarei trovato costretto a misurarmi con ben più illustri autori, e quindi il risultato non avrebbe potuto essere che perdente fin dall'inizio. Invece la ragione del volume è stata quella di concretizzare con parole e con immagini le tante passeggiate effettuate un po' dappertutto, tra chiese e palazzi nobiliari, piazze e vicoli, lungo itinerari spesso non battuti dal turismo di massa e nemmeno conosciuti dalla maggior parte degli stessi cittadini palermitani.
In concreto il volume raccoglie, suddivise in dodici itinerari, notizie storiche e artistiche sui luoghi e sui singoli monumenti insieme a noterelle e aneddoti ritrovati nelle cronache dei secoli passati e nei diari di vari personaggi (il Villabianca, il Mongitore, il Pitrè, tanto per citare i più importanti): a ciò si aggiunge proprio quella esperienza sul campo, maturata nel corso delle mie esplorazioni cittadine. Si tratta insomma di qualcosa di estremamente vivo e, secondo me, di grande fascino, così come affascinante è stato rivedere la mia Palermo con gli occhi del curioso e del "turista", con la macchina fotografica a tracolla e il naso all'insù. In ogni caso è un modo molto semplice di proporre ai palermitani (e ovviamente ai non palermitani) la scoperta di questa bellissima città. Questa è la vera chiave di lettura del volume, nulla di più. Ma ovviamente neanche nulla di meno.
"Obiettivo Palermo" si compone di dodici itinerari di visita che comprendono tutto il centro storico della città, le ville dei Colli, la borgata marinara di Mondello con Monte Pellegrino e la cittadina di Monreale, legata intimamente a Palermo.
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