Una sorpresa! Doveva trattarsi di una sorpresa! Ed effettivamente Remo Pancaldi rimase esterrefatto a fissare la "sorpresa", mentre la sua fresca mogliettina esclamava con tono entusiasta: «Non è un amore, Remo? Sono sicura che verrà fuori un viaggio di nozze unico! Saremo completamente indipendenti e potremo andare dovunque ce ne venga la voglia! Non saremo legati a nessuna stupida agenzia turistica e saremo del tutto autosufficienti! Dimmi la verità, amore, quando ti ho parlato di una sorpresa non ti aspettavi niente del genere, vero?».
Remo deglutì penosamente, mentre continuava a fissare l'antiquata carcassa che si ergeva orgogliosamente davanti a lui, con la segreta speranza che quella "cosa" svanisse nel nulla, e rispose debolmente: «Effettivamente… non mi aspettavo niente del genere».
Si ritrovò anche a socchiudere gli occhi, per concretizzare la speranza che ingigantiva sempre di più dentro di lui, ma inutilmente, perché quando li riaprì continuò a ritrovarsi impietosamente la "sorpresa" davanti. Era troppo in un solo giorno! Troppe emozioni si erano alternate dentro di lui perché potesse continuare a mantenere un ferreo autocontrollo dei suoi sentimenti e dei suoi stati d'animo!
Infatti fino a quella mattina era ancora uno scapolo di belle speranze che conviveva "nel peccato" con l'agente di polizia Sabrina Valeri nell'appartamento di via Germanico e che lavorava come investigatore privato (ormai con un discreto successo, questo occorreva dirlo) nel suo studio di Piazza di Pasquino. Ma nel giro di poche ore tutto era cambiato; e Roma, la sua città d'adozione, l'aveva visto passare, nello scenario della chiesa di Sant'Andrea della Valle, la chiesa più vicina al suo quartier generale di Piazza di Pasquino, da scapolo impenitente al ruolo di ammogliato perenne. Remo rabbrividiva ancora nel ripensare ai momenti più difficili di tutta la giornata (e ce n'erano stati tanti!), a cominciare Hdal suo forzato trasferimento all'alba in Piazza di Pasquino, per non sollevare scandalo tra i genitori dei futuri sposi che, almeno "ufficialmente", ignoravano che i due colombi convivessero da oltre tre mesi. E la faccia della terribile portinaia del suo studio? Con minacce neppure tanto larvate era riuscita a farsi invitare alle nozze e, durante la cerimonia, non aveva smesso un attimo di piangere e di emettere dei singhiozzi in tutto simili ai latrati di un mastino napoletano. E che dire degli inamidati paggetti? I cuginetti di Sabrina, infatti, avevano tentato a loro modo di mandare all'aria il matrimonio, perdendo sul più bello le fedi nuziali che erano state ritrovate sotto i piedi dell'attonito parroco soltanto dopo la mobilitazione generale di tutti gli invitati. Che matrimonio, mamma mia! E poi, l'uscita dalla chiesa! Qui erano stati quasi soffocati dal riso che era stato loro lanciato e dagli abbracci degli innumerevoli parenti. Alla fine Remo si era ritrovato a chiedersi costernato se i suddetti parenti non si fossero improvvisamente moltiplicati per germinazione spontanea!
L'unica cosa che gli aveva consentito di arrivare pressoché indenne alla fine dell'infernale giornata era stata la visione di una splendida Sabrina, inguainata in un aderente abito bianco che la rendeva simile ad un angelo tentatore biondo e che gli aveva fatto salire la pressione sanguigna alle stelle! E finalmente quella donna era sua, tutta sua! E nessun altro uomo avrebbe avuto il diritto di guardarla senza vedersi arrivare un meritato pugno sul naso.
E così, dopo tre lunghi mesi di passi avanti e di ripensamenti, era riuscito finalmente nel suo scopo. E dire che sembrava che fossero passati appena pochi giorni dal loro primo incontro, avvenuto in occasione del primo caso che gli era stato affidato e che lui aveva brillantemente risolto, quello del povero dottor Crisci, con quel corpo che sembrava divertirsi ad apparire e a sparire proprio sotto al suo naso! In quell'occasione lui si era innamorato della "sua" agente di polizia, ma era stato durante il suo secondo caso, la misteriosa morte del colonnello Aldobrandi, che era riuscito a farsi dire definitivamente di sì da lei, sotto quel caldo sole della Grecia tempestata dal melteni.
Eh, quella benedetta ragazza! Sabrina l'aveva aiutato fattivamente nei casi più importanti della sua carriera e, anche se preferiva non pensarci troppo spesso, gli aveva addirittura già salvato due volte la vita. Non era un pensiero facile con cui convivere per un maschilista sfegatato come lui, ma indubbiamente sua moglie (gli piaceva proprio quella parola!) ci sapeva proprio fare con le armi e con il cervello. Non c'era da stupirsi, quindi, se non aveva saputo resistere alla proposta della sua bella che si era offerta di occuparsi da sola dell'organizzazione del viaggio di nozze. In quell'occasione Sabrina gli aveva promesso che sarebbe stata una completa sorpresa per lui e che ne sarebbe venuto fuori un viaggio di nozze unico, ed inoltre che avrebbero potuto portare con loro Cavour, risolvendo così in un sol colpo tutti i problemi di un eventuale affidamento del loro comune amico.
Già! Perché oltre a tutto il resto c'era anche da considerare Cavour! Come se già non ci fossero anche troppe complicazioni, con una nuova vita a due da cominciare, con i vari genitori pronti ad impicciarsi degli affari loro, con i diversi casi che lo attendevano di lì a qualche settimana, ci mancava soltanto Cavour, lo sgangherato quadrupede che dopo una prima approfondita occhiata si poteva attribuire, anche se con qualche dubbio, all'eterogenea razza canina, quel cane che lui aveva dovuto quasi adottare, ad Amorgòs, dopo la morte del suo padrone. L'eccentrico bassotto dal lungo pelo marrone gli si era affezionato particolarmente e non l'aveva più mollato un attimo. E per fortuna che Cavour e Sabrina andavano d'amore e d'accordo, altrimenti chissà che convivenza da incubo!
Il protagonista delle sue momentanee elucubrazioni in quel momento gli stava davanti e annusava felice, dimenando furiosamente la coda, la "sorpresa" di Sabrina, dopo aver serenamente "innaffiato" con i suoi bisogni organici almeno metà dei pantaloni da cerimonia degli invitati più simpatici. Infatti Remo non era ancora riuscito a convincere il cane a preferire in determinate occasioni gli alberi ai pantaloni, anche se l'investigatore continuava testardamente quella che si annunciava a tutti gli effetti come una lotta impari per le sue misere forze. Ma prima o poi Cavour avrebbe imparato a trascurare i pantaloni e si sarebbe concentrato sugli alberi, come ogni altro cane suo collega. Un guaito più entusiasta dei precedenti lo riportò alla realtà e Pancaldi si ritrovò a fissare l'adorabile viso della sua Sabrina, in attesa di una sua risposta. E adesso che faccio?, si chiese il povero disgraziato. Offendere Sabrina con un brusco rifiuto proprio il giorno delle nozze era ovviamente impensabile. E quindi non gli rimaneva che fare buon viso a cattivo gioco, sperando che il viaggio a bordo di quel trabiccolo fosse a corto raggio. Altrimenti… Preferiva non pensare alle tragiche conseguenze!
E così si ritrovò a rispondere con un filo di voce: «In effetti, credo proprio che si tratterà di un viaggio di nozze unico, che ricorderemo per molto tempo, cara».
Sabrina si mise a saltellare e a battere le mani per la contentezza e lo trascinò più vicino al vetusto trabiccolo esclamando: «Ma vieni a vederlo più da vicino, amore; vedrai quanto è carino! E' piccolo, ma c'è tutto il necessario! E' proprio come una casa in miniatura!».
«Scusa la mia ignoranza, Sabrina, ma di che tipo di veicolo si tratta esattamente e come ne sei venuta in possesso?», chiese con genuina curiosità il novello sposo.
Sabrina rispose in tono meravigliato: «Ma è un camper, naturalmente! E che altro, se no? E' l'affrancamento dagli alberghi, dai ristoranti, dalle prenotazioni e da tutte le pastoie burocratiche che di norma angustiano un viaggio! Finalmente potremo andarcene a zonzo e fare quello che più ci piace, senza preoccuparci di dove dormire la notte e di dove mangiare il giorno. Non è un'idea rivoluzionaria?».
Remo, resosi conto che la situazione gli stava sfuggendo completamente di mano, fece andare convulsamente su e giù il pomo d'Adamo e si azzardò a chiedere: «Vuoi dire che durante il viaggio di nozze dormiremo e mangeremo dentro quel "coso"?».
«Ma certo, amore! Te l'ho detto che c'è tutto il necessario! E poi non chiamarlo coso; il nostro camper si chiama "Briscola"; anche se ha tanti anni sul groppone, ti assicuro che è in perfetta …forma ed è stato anche risistemato da poco sia a livello motoristico che all'interno; lo sento, sarà un viaggio memorabile!».
«Di questo sono …sicuro», rispose Pancaldi a denti stretti, facendosi trascinare verso il "coso".
Il cosiddetto camper consisteva in una microscopica cabina di furgone stravecchio, un Fiat 238, cui era stata strategicamente attaccata la sagoma di una vetusta roulotte: ben altro rispetto ai moderni camper…; tutto l'insieme non sembrava in grado di percorrere dieci chilometri senza disintegrarsi al suolo, nonostante le rassicurazioni di Sabrina. Non ancora del tutto vinto, Remo sparò le ultime domande e rimase in attesa delle risposte, incrociando le dita e fremendo.
«Ma non mi hai ancora detto come ne sei venuta in possesso e quale sarà la nostra meta, cara Sabrina. L'hai per caso comprato?».
Questa eventualità era atroce e il giovanotto concentrò spasmodicamente tutta la sua attenzione sulla risposta.
«No, non l'ho comprato, non ce n'è stato bisogno per fortuna. Me l'ha prestato un caro amico di mio padre, l'avvocato Adriani, sai quel vecchietto con i capelli bianchi e il vestito grigio scuro. Lo ha rimesso a nuovo pochi mesi fa, dato che vi era molto affezionato e non ha mai voluto cambiarlo con uno più moderno. E così io l'ho già sistemato con i nostri vestiti, le vettovaglie, un po' di viveri, ecc. Siamo ormai pronti per partire!».
Remo tirò un sospiro di sollievo: almeno un pericolo era stato scongiurato. Adesso rimaneva l'incognita della meta: dove mai poteva volersi dirigere Sabrina a bordo di quel trabiccolo? Forse voleva fare qualche gita sui Castelli o fermarsi in qualche comodo campeggio. Mah, era meglio assecondarla. Peccato che lui avesse sempre odiato la vita da boy-scout!
«E dove andremo con "Briscola", amore? E come faremo a ricambiare il "favore" a questo Adriani?».
«Beh, questo non è un problema, Remo. Quando l'avvocato ha saputo la meta del nostro viaggio mi ha chiesto di sbrigare una commissione per lui e mi ha ringraziato, sostenendo che eravamo noi a fare un favore a lui e non viceversa. Le spiegazioni su questa commissione le troveremo registrate su una cassetta che è già a bordo del camper. Ma tanto non dovremo fare niente fino a che non arriveremo ad Istanbul!».
Istanbul?! Istanbul?! Aveva sentito bene? No, non era possibile che Sabrina immaginasse di arrivare con quel trabiccolo addirittura in Turchia! Era roba da pazzi! Cercando di mantenere la voce ferma Pancaldi, con le ultime briciole di autocontrollo che gli rimanevano (ed erano davvero poche), tentò di riportare il discorso su un binario perlomeno sensato: «Che vuoi dire esattamente con "arriveremo ad Istanbul", Sabrina? Non penserai davvero di macinare migliaia di chilometri con questo "coso" che a solo guardarlo casca a pezzi! E' tutto uno scherzo, vero?».
La ragazza gli si parò davanti con aria battagliera e proruppe in un'accorata filippica a favore delle sue idee: «Ecco, lo sapevo che avresti fatto delle inutili difficoltà! Ma come fai a non sentire il profumo dell'avventura, la voglia di toccare con mano la realtà di paesi esotici, il bisogno di sognare e di andare in giro in piena libertà? Non senti che con questo camper tutto ciò è a portata di mano? Non preoccuparti, andrà tutto benissimo! Se poi ti secca guidare, posso farlo io, dato che è così piccolino!».
Remo, sconfitto su tutta la linea da quell'appassionata tiritera e minacciato seriamente nel suo orgoglio di uomo, nonché di autista, decise di salvare almeno la faccia davanti alla sua fresca mogliettina: «Non c'è nessun bisogno che guidi tu! Cosa credi, che io non ne sia capace? Sono solo rimasto molto sorpreso dal nostro mezzo di locomozione; onestamente non mi aspettavo niente del genere. E poi, sei sicura di voler arrivare proprio in Turchia? Briscola non mi sembra in perfetta forma e, forse, sarebbe meglio cominciare con una meta più abbordabile… Che so, potremmo arrivare ad Arezzo, o in Umbria, o che so…».
«E' inutile che fai lo spiritoso, Remo! Io che dovrei dire di "quella", allora? Ricordati che hai insistito addirittura per usarla come auto da cerimonia il giorno del matrimonio! Mi sono lamentata, forse?».
Con ampi gesti la ragazza additava l'automobile di Remo, una vecchissima 500 verde oliva variamente ammaccata e infiocchettata a festa, che l'investigatore non aveva voluto mollare nemmeno nel giorno di matrimonio e che li aveva scortati in chiesa sotto gli occhi divertiti dei passanti e degli invitati.
«Che c'entra, Sabrina? Non vorrai mica mettere a confronto Petronilla con Briscola! Niente li accomuna: Petronilla è un'auto da città e Briscola… Beh, è un ibrido, e non credo di…».
«Su Remo, smettila di dire scemenze e vieni dentro a vedere quanto è carino! E poi è meglio che ci sbrighiamo, se non vogliamo perdere il traghetto! Ci resta poco tempo prima di imbarcarci per la Grecia!».
Il giovanotto capiva bene quando la battaglia era persa e indubbiamente era stato appena sconfitto dalla loquacità femminile e dalla logica organizzativa di sua moglie. Con passo mesto si avvicinò ancora di più al "coso", preceduto da Sabrina e da un festante Cavour che sembrava intenzionato ad abbandonarlo per passare al nemico, senza nemmeno un po' di solidarietà maschile. Eh sì, a quanto sembrava era proprio costretto a partire su quel trabiccolo, ma porca miseria, proprio per la Turchia? Immagini di prigioni umide e sporche, di terribili aguzzini con i baffi e di privazioni inimmaginabili gli sfilarono velocemente davanti agli occhi, mentre entrava dentro il "coso" e ascoltava a metà Sabrina che faceva da giuda turistica.
«… e questo è il cucinino, non è un amore? E poi qui c'è il bagnetto e di là…».
Cercando di non farsi prendere dalla disperazione, Remo la interruppe con voce funerea: «Ma non c'è…!».
«Che cosa non c'è, Remo?».
«Il bagno non c'è! Quella specie di loculo tutt'al più può ospitare un piccolissimo armadio, ma niente di più! E poi dov'è il letto? Insomma Sabrina, in fondo siamo in viaggio di nozze! E poi qui dentro non ci possiamo neanche muovere. Senti, siamo ancora in tempo: prenotiamo l'aereo e andiamo ad Istanbul, ma in albergo, come dei cristiani che si rispettino!».
«Insomma, Remo, tu non mi ascolti! Ricominciamo da capo: primo, voglio che facciamo il viaggio di nozze con Briscola; secondo, a bordo c'è tutto il necessario, te l'ho già detto. Il letto si ricava da quei due divanetti con il tavolo in mezzo. Il lavandino e il wc sono nel loculo, come dici tu, ma sono perfettamente funzionali. Qui accanto c'è l'armadio, già pieno dei nostri vestiti, e di fronte c'è il cucinino, con il lavello e il piccolo frigorifero, che è stato pure cambiato e quindi è perfettamente funzionante. Come vedi, c'è proprio tutto. Adesso mettiamoci in moto, perché il traghetto non aspetta i nostri comodi».
Cavour si era già sistemato tra i due sedili anteriori uggiolando di contentezza e a Remo non restò che ammettere la sua definitiva sconfitta su tutti i fronti. Non gli rimaneva che mettersi al volante e cercare di recuperare un po' di terreno perduto. La qual cosa si affrettò a fare, non senza aver fatto un'ultima domanda: «E con Petronilla come facciamo? Non possiamo mica lasciarla qui!».
«Non preoccuparti per lei! Tra poco verrà a prenderla il commissario Brighini, che ha le chiavi di riserva, e la posteggerà in via Germanico, in attesa del nostro ritorno. Noi possiamo partire, è tutto sistemato».
Pancaldi ricordò all'improvviso il sorriso sardonico del gigantesco commissario, mentre lo salutava e gli augurava buon divertimento! Quel disgraziato sapeva già di quell'infernale trabiccolo e rideva alle sue spalle! Basta, era inutile opporsi al destino! L'investigatore girò la chiavetta di accensione e rimase ad aspettare… Ma il motore non voleva saperne di partire: gracchiava a vuoto e rimaneva senza vita. Per un folle momento Remo credette di essere in salvo e si ritrovò a pregare tutti i santi del paradiso perché gli facessero la grazia, ma purtroppo al terzo tentativo il motore tossicchiò e poi si accese definitivamente. Porca miseria!
Ben presto si ritrovarono sul grande raccordo anulare alla folle velocità di settanta all'ora e, troppo presto per Remo, si immisero sull'autostrada che li portava a sud, all'appuntamento con il traghetto per la Grecia e sempre più vicino alla Turchia.
All'improvviso Sabrina esclamò: «Quasi dimenticavo! Dobbiamo ascoltare la cassetta dell'avvocato Adriani. Mi ha detto che l'avremmo già trovata inserita nell'autoradio. Sentiamo un po' di che si tratta».
«Ma tu non hai proprio idea di che commissione si tratti?».
«No, Remo. L'avvocato ha detto solo che si trattava di un'opera buona e che ci ringraziava in anticipo».
Nel manovrare l'autoradio una busta che vi stava poggiata sopra scivolò sui tappetini e la ragazza si chinò a raccoglierla. La busta si era aperta e ne era scivolata fuori una foto a colori.
«Di che si tratta?», chiese Remo incuriosito.
«Questa deve essere Annalisa; quanto tempo è passato da quando l'ho vista l'ultima volta!».
«E chi è Annalisa, scusa?».
«Già, hai ragione, tu non puoi conoscerla. E' la figlia di Adriani ed è stata una mia cara amica durante l'adolescenza. In quel periodo abitavamo vicino, poi loro si sono trasferiti e noi ci siamo perse di vista. Sai come succede… Che strano: ora che ci penso, non l'ho vista neanche alla cerimonia, oggi».
Pancaldi fissava incuriosito la foto che ritraeva una ragazza sui venticinque anni, bruna, con un sorriso allegro e una lunghissima treccia che le copriva tutta la schiena.
Sabrina accese l'autoradio e si dispose ad ascoltare il messaggio registrato dell'avvocato Adriani. Dopo qualche secondo di silenzio si udì la voce tremante, come in preda ad un'intensa emozione, dell'anziano avvocato: «Prima di tutto, cari ragazzi, permettetemi di rinnovarvi i miei più fervidi auguri di una serena vita in comune. Non ho usato la parola “felice” di proposito, perché dopo l'esperienza di un'intera vita non credo al significato di questa parola. Il massimo che possiamo aspettarci dalla vita, credetemi, è un po' di pace e di serenità, anche se purtroppo quando le abbiamo non sappiamo apprezzarle. Ma bando ai sentimentalismi; sto per chiedervi un grandissimo favore e vi sarò sempre grato per il vostro interessamento. Ho saputo qualche giorno fa che la meta del vostro viaggio di nozze è la Turchia e allora ho pensato… Avrete forse già notato la foto di Annalisa che c'è sul cruscotto. Ebbene il favore che devo chiedervi riguarda proprio Annalisa. Da quando sono rimasto vedovo il mio rapporto con mia figlia non è mai stato facile, fino a che circa un anno fa non si è guastato completamente. Noi non riuscivamo a capirci e anche se ci volevamo molto bene non comunicavamo più. Un giorno Annalisa ha fatto la valigia e se ne è andata da casa».
Dopo un attimo di silenzio, il discorso riprese: «La mia cocciutaggine mi ha impedito di cercarla subito e quando, dopo un paio di settimane, l'ho fatto ho scoperto che mia figlia era appena partita per Istanbul, dove sperava di imparare il più possibile sui tappeti e sull'artigianato turco. Vedete, lei sperava di aprire in Italia un negozio di tappeti e di ceramica turca. Era affascinata da questa idea da molto tempo, da quando facemmo con mia moglie un ultimo viaggio in Turchia, subito prima che la morte ce la strappasse via. Io avevo stupidamente ostacolato questa idea, pensando che si trattasse di una ragazzata, ma Annalisa invece faceva sul serio e, appena arrivata in Turchia, si diede subito da fare. Io rimasi senza sue notizie dirette per diversi mesi, ma avevo svolto discrete indagini presso i suoi amici rimasti a Roma, con i quali lei intratteneva una corrispondenza regolare, e sapevo che stava bene. Quando l'assurdo della situazione mi colpì in pieno, mi decisi a riallacciare i rapporti con la mia amata figliola, mandandole una lettera all'indirizzo presso il quale lavorava, un negozio di tappeti dietro la Moschea Blu e lei ben presto mi rispose, promettendomi di tornare in Italia al più presto, non appena - sono parole sue - avesse risolto una situazione delicata. Purtroppo quella è stata la sua ultima lettera e anche i suoi amici non hanno sue notizie da diverse settimane. Io sono macerato dall'angoscia e non oso pensare a cosa può esserle successo. Purtroppo le mie condizioni di salute non mi consentono più di viaggiare e quindi mi permetto di chiedervi il favore di cercarla in mia vece. Il suo ultimo recapito era presso il negozio di tappeti di Mehmet, vicino al museo dei mosaici. Vi prego di perdonarmi per questo incomodo, ma non so a chi rivolgermi e voi, oltre che persone di fiducia, siete anche esperti in questo genere di cose. Sì, perché è inutile che io continui ad illudermi: la verità è che mia figlia è scomparsa senza lasciare tracce!».
La cassetta si arrestò bruscamente e il silenzio calò nell'abitacolo del piccolo camper, mentre i due novelli sposi rimanevano a fissarsi con aria smarrita. Non c'era che dire: quel viaggio di nozze prometteva di non essere per nulla noioso!