I racconti: cronache semiserie di vita da camperista
Ovvero l'incontro tragicomico tra una viaggiatrice e l'universo del camper

Sin dalla più tenera infanzia la mia sorte di viaggiatrice incallita e di vagabonda itinerante era segnata anche se, ovviamente, io non potevo saperlo; eppure tutti i segni premonitori erano già lì, pronti ad emergere se soltanto qualcuno si fosse data la briga di osservarli; ma nessuno si prese questo disturbo. La mia era una famiglia della media borghesia, senza grilli per la testa; e non credo che nessuno dei miei genitori o parenti abbia mai avvertito il fascino prepotente di allontanarsi da casa per andare a zonzo nel vasto mondo; l'idea sarebbe sembrata loro assurda, se mai gli fosse venuta. Viaggiare, partire, allontanarsi da casa, dal proprio ambiente, dalle piacevoli comodità, dalle confortanti abitudini e perché? Cosa ci poteva mai essere di così fondamentale al di fuori dei propri confini? Sicuramente nulla che valesse i disagi della partenza, del distacco, dell'allontanarsi da tutto ciò che è conosciuto per andare incontro alle indubbie insidie di tutto ciò che è, invece, palesemente sconosciuto. Io ero diversa, decisamente diversa; una bimbetta curiosa di tutto e di tutti, contenta di scoprire cose nuove e mai soddisfatta delle solite prospettive.

Crescendo le cose non "migliorarono" affatto, anzi; ricordo chiaramente che a dieci anni giunse l'insperata occasione di fare il mio primo viaggio vero e proprio, a circa mille chilometri dall'isola natia (la Sicilia è davvero un'isola, credetemi), da compiersi a bordo di un aereo. L'idea stessa di allontanarmi dai panorami consueti mi diede una sorta di febbre delirante che non mi concedeva pace, né riposo. Peccato che questa mia smisurata voglia di viaggiare si scontrasse con il canonico mal d'auto, mal d'aereo, mal di nave ecc. ecc. Intanto si era aggiunto un grande, nuovo amore nella mia vita di ragazzina: la lettura di tutto ciò su cui riuscivo a fissare le pupille; ero una lettrice infaticabile e gli ulteriori stimoli che mi giungevano dalle mie letture non facevano che contribuire a farmi sognare ancora di più città incantate, paesaggi sconosciuti e civiltà diverse, lontane dalla mia società per usi e costumi quanto io mi sentivo lontana e diversa dagli altri componenti della mia famiglia. Le cose stavano più o meno così quando, in questo eccentrico quadretto familiare, si introdusse un'ulteriore presenza, fondamentale per i miei sogni di esplorazioni: il mio futuro marito.

(Continua...)









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